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Maggio a quota -57%, mentre il periodo comprensivo dei primi 5 mesi dell’anno fa segnare un -46%. L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food, elaborato da Confimprese-EY, certifica dunque un trend negativo sul totale mercato eccetto l’online, nel quale spicca l’abbigliamento quale settore in maggiore sofferenza con -49%, seguito dalla ristorazione -45% e da altro non food -40%.

Nei canali di vendita, il travel crolla al -54%, mentre l’eCommerce registra un incremento del 136% a maggio. I trend per aree geografiche mostrano andamenti simili tra loro: Nord-ovest in flessione del 47%, Nord-est e Centro del 46%, il Sud del 44%.

A destare ulteriore preoccupazione, nell’analisi dell’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato emerge come già il semestre luglio-dicembre 2019 sia arretrato del 4,4%, influenzato da un novembre nero (-10%). E ancora, come l’inizio del 2020 sia partito subito in salita con per i primi due mesi che si sono fermati al -0,6% gennaio e al -3,4% a febbraio, prima del definitivo crollo con l’inizio del lockdown (incluso l’online): -78% marzo, -90% aprile, -57% maggio.

«Dalle prime risultanze post lockdown – spiega Mario Maiocchi, consigliere delegato, Confimprese – si evidenziano significativi mutamenti nei modelli di consumo che, in alcuni casi, permangono anche dopo la fine delle limitazioni normative. Mi riferisco in particolare all’accelerata propensione verso i canali digitali, che impone forti riflessioni da parte degli operatori per affrontare finalmente con la dovuta attenzione e urgenza la trasformazione digitale e l’omnicanalità. Da rilevare, inoltre, una rinnovata attenzione allo shopping di prossimità e un’inversione di tendenza a favore dei giorni infrasettimanali rispetto ai fine settimana. Tutti fenomeni in continua evoluzione da osservare attentamente e con conseguente adeguamento delle politiche commerciali».

Analisi per canali di vendita

Nei canali di vendita il risultato peggiore arriva dal travel in flessione del -54%, seguito dai centri commerciali con -50%, dagli outlet con -48%, mentre le high street e i centri città mostrano una tenuta migliore sia pure in flessione del -45 per cento.
«I centri commerciali e gli outlet sono quelli che hanno sofferto di più rispetto ai punti vendita delle città in quanto hanno subito la totale chiusura delle loro attività. Tuttavia osserviamo un ritorno all’acquisto nelle ultime settimane – commenta Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY – A livello cittadino le vie dei centri città più importanti hanno registrato un calo maggiore rispetto ai negozi posizionati più in periferia o nelle città più piccole. Questo calo è dovuto alla mancanza dei cittadini stranieri e del flusso dei lavoratori negli uffici delle principali città, complice anche la diffusione dello smart-working. Sperando in un celere ritorno dei turisti nei nostri centri principali, vi è da chiedersi come invece il modello di lavoro in ufficio e da remoto cambierà le abitudini dei consumi nei centri cittadini».

Analisi per aree geografiche e province
Nello spaccato per regioni il Centro Nord riflette la medesima situazione creata dalla pandemia a livello sanitario, anche se nello scenario geografico si inserisce a sorpresa la Sardegna.
Nel ranking il primo posto va alla Toscana, che registra la flessione peggiore -48,8% con Firenze a -50,4% e Livorno a -46%. In seconda posizione la Lombardia in flessione del -48,3%. Tra le città lombarde, Mantova registra i risultati peggiori, -53%, seguita da Monza e Brianza -51%, Brescia -50%, Como -49%, Pavia -48,4%, Milano -48%, Bergamo -46,5% e Cremona -45%. Segue il Veneto con un decremento del -47,6 per cento. Non stupisce che la città più colpita sia Venezia con un crollo del -52%, seguita dalle altre mete turistiche della regione come Verona (-46%), Padova (-45,5%), Treviso (-44%) e Vicenza (-43,8%). A flettere con gli stessi numeri del Veneto è la Sardegna, -47,6%: Sassari (50%) e Cagliari (47%) le città peggiori. Liguria, Lazio, Emilia-Romagna mostrano andamenti simili con un trend negativo del -46,6%. Il capoluogo ligure, Genova, si attesta a -47%, nel Lazio Frosinone con -48,7% e Latina -47,4% performano peggio di Roma, che chiude il pentamestre a -47%. In Emilia-Romagna i trend più negativi si registrano a Modena con -49%, Rimini -48,5%, Forlì-Cesena -47%, Bologna -45% e Parma -41%. Risultati negativi anche per il Piemonte fermo a -45,8%: Torino la città peggiore con -48%, seguono le altre province Alessandria -45%, Novara -43%, Cuneo -40%. Nel Nord-Est, Friuli-Venezia Giulia (Udine -41%) e Trentino Alto Adige mostrano andamenti altrettanto negativi, in flessione rispettivamente del -43,8% e -43%.
Uno sguardo alle regioni del Centro-sud mostra un peggioramento dei trend di vendita rispetto ai dati diffusi dall’Osservatorio Confimprese-EY in maggio, dovuto in parte alla difficoltà di ripresa delle attività commerciali e a un diverso atteggiamento del consumatore, orientato in questa fase a spendere solo per i beni di primaria necessità. Campania, Sicilia e Abruzzo hanno, infatti, flessioni di vendita simili alle regioni del Nord comprese tra -44 e -45%, mentre Umbria, Basilicata e Marche si distaccano con -38 per cento.

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