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Meta vacanziera per eccellenza, l’aeroporto di Olbia Costa Smeralda – gestito da Geasar – rappresenta anche l’avamposto travel retail 2020. Territorio, gestione riaperture e connessioni low-fare guidano il tradizionale picco estivo (per una stima del -50% di traffico a fine anno). E per convertire le presenze in acquisto, c’è il food&beverage di Cortesa. 

Il 9 luglio 2020, La Nuova Sardegna titolava: “Coronavirus, la Sardegna felice: zero contagi e zero vittime”. Il quotidiano del nord della regione scattava una fotografia che avrebbe attirato l’attenzione dei viaggiatori. Un’isola Covid-free. Almeno se paragonata agli alti indici del continente. Porta d’accesso per la stagione estiva è stato l’aeroporto di Olbia. Gestito da Geasar SpA, lo scalo della Costa Smeralda è da sempre una delle mete più gettonate per le vacanze e, in tempi normali, accoglie fino a 650mila passeggeri nei mesi di picco (raggiungendo il terzo posto nazionale per movimenti nel periodo estivo). Tanto da far sembrare piccolo un aeroporto di 45.556 mq dimensionato per oltre tre milioni di passeggeri; 2,9 milioni quelli raggiunti nel 2019. Numeri che non si ripeteranno nel 2020 del Covid e del lockdown. Le cui conseguenze peggiori sono state scampate per un soffio permettendo di terminare i lavori di rifacimento della pista (ora in fase di allungamento a circa 2.745 m). «Se il lockdown fosse iniziato poco prima oppure noi avessimo tardato con i lavori, ci saremmo trovati con maestranze, soprattutto dal Nord, che non avremmo potuto far rientrare e una pista inagibile per tutta l’estate», ha raccontato Silvio Pippobello, amministratore delegato di Geasar SpA.

La strategia: provarci

Da sempre caratterizzato da una forte stagionalità, in quanto meta balneare esclusiva, l’aeroporto di Olbia ha colto l’occasione per provarci, a partire dall’ambito commerciale: «I ricavi non-aviation delle attività travel retail sono importanti e abbiamo assunto un approccio coraggioso. Il nostro obiettivo è quello di dare una sensazione di normalità al passeggero. Sappiamo bene che in questo settore la penetrazione e la disponibilità all’acquisto si ottengono in una certa situazione. Da qui l’idea di aprire tutte le attività. Una scelta in controtendenza», ha raccontato Pippobello. I numeri dicono che a livello di passeggeri si chiuderà con circa il 50% in meno. Per quanto
riguarda il network di collegamenti aerei, invece, Olbia fa i conti con qualche entrata e uscita: in totale sono 54 destinazioni, un portafoglio di 30 compagnie aeree e 16 mercati totali collegati. Resta fuori la Scandinavia, Russia cancellata, Austria aperta in ritardo ad agosto. Mese in cui Geasar conta di raggiungere il 100% delle connessioni previste. Fra queste, otto nuovi prodotti compresi i cinque collegamenti Volotea che ha fatto di Olbia il primo aeroporto europeo del proprio network estivo, confermando una presenza anche in inverno. Si lavora per favorire un allungamento della stagione, dunque, che spingerebbe la ripresa. Fosse anche una mezza giornata di mare in più. Grazie all’After Beach Service, dal primo agosto è possibile accedere a uno spazio dedicato per darsi una rinfrescata dopo l’ultimo bagno in mare e prima di salire in aereo. Senza la preoccupazione delle valigie che vengono custodite
in aeroporto.

Cortesa, il F&B fatto in casa

Ma la vera forza di Geasar per capitalizzare al meglio il boost della stagione estiva è Cortesa. La società che gestisce i punti vendita food&beverage all’interno dello scalo è controllata al 100% da Geasar, 16,3 milioni di ricavi nel 2019. Una mossa che permette, da un lato, la differenziazione del business e, dall’altro, un controllo più diretto delle operazioni (compreso l’eCommerce che ha visto un vero e proprio boom a tre cifre durante il lockdown). In termini pratici ciò si è tradotto nella non riapertura di due spazi del brand Karasardegna in landside: strong>Grain&Grapes, piccola ristorazione con preparazione a vista della pasta fresca, e Meet&Greet, corner bar con proposta grab&go e caffetteria. Rimangono attivi quattro punti ristoro: il self service Kara Food che fa angolo con il Kara Food Bar e affaccia sulla food hall a servizio dei passeggeri, il punto vendita Algida (con servizio sull’area esterna) e il ristorante Kara Kiosk. Quest’ultimo rappresenta la proposta più glamour dello scalo. Sebbene posizionato in continuità con il terminal, vi si accede passando dall’esterno e dirigendosi verso il terminal rent-a-car (segmento che ospita circa 20 operatori). A metà strada, una pompeiana ricoperta di verde protegge un patio arieggiato dove si possono gustare insalate fresche, pizze e pure le specialità del barbeque. Passati i controlli di sicurezza, la proposta food&beverage che qui copre 975 mq si declina in tre varianti: Fish&Wine, con i suoi arredi ricercati e la proposta a base di pesce offre una cena vista pista. Time In Jezz Music Bar, lungo bancone da cui si intravede la stazione per le preparazione alla griglia e si possono osservare i menu vegetariani e vegani. Ad attirare l’attenzione di questo punto vendita concorre anche lo spazio per le performance musicali corredate da un piano a coda. Infine, il Kara Cafè con servizio caffetteria e spuntini e un corner brandizzato Ichnusa dedicato all’abbinata pizza-birra.

Profili in evoluzione

A gestire le operazioni c’è Lucio Murru, responsabile business unit commerciale non-aviation: «La situazione sanitaria sta influenzando moltissimo i flussi di trasporto ed è in rapida e poco prevedibile evoluzione. Non vi sono ancora trend chiarissimi e riprogrammare in tempi brevi l’offerta non è facile. Un primo dato emerso dalle nostre analisi registra una forte alterazione del mix nazionale-internazionale. Questo comporta che alcune proposte dirette alla clientela estera fatichino. È il caso – racconta Murru – del nostro spazio retail airside KaraItaly, che a fine luglio aveva registrato un -80%». Dal suo osservatorio, emerge anche una seconda evidenza: «La clusterizzazione dei comportamenti che pare allinearsi su tre direttrici: una componente di domanda low-cost, sensibile a sconti e promozioni stimata in un 25% della torta; una componente di domanda che dimostra una notevole capacità di spesa e si orienta su prodotti di fascia alta, stimabile in un quota poco superiore al 30%; un cluster di fascia medio-alta, dimensionalmente il più corposo, che non ha sostanzialmente modificato le sue abitudini rispetto alla situazione pre-Covid». Poi c’è il passeggero di aviazione generale che, nonostante un calo del -20% rispetto al 2019, viaggia con punte di oltre 100 movimenti al giorno. Qui atterrano passeggeri vip che sono accolti direttamente a bordo terminal, grazie a una tettoia che può ospitare il velivolo e mette in collegamento la pista e l’edificio aperto nel 2009. Qui, ovviamente, a sorprendere è l’alto profilo dell’offerta con un punto vendita Karasardegna dove è possibile trovare caviale, jamon spagnolo e prodotto tipico; non solo food. Raffinati gli interni e la disposizione degli spazi che prevede un’area relax interna ed esterna, dove sostano gli equipaggi. Caratteristiche che fanno dell’aeroporto anche una vetrina per gli investitori pubblicitari, attività gestita da Geasar.

Moda, design e cultura spiccano il volo

Per quanto riguarda l’offerta non-food, che copre un’area totale di quasi 1.800 mq, l’aeroporto di Olbia gioca tre carte: moda di respiro nazionale in collaborazione con Ambrosio, artigianato e design locale grazie alla collaborazione con la Regione, una libreria che serve anche la vicina città e un polo dell’Università di Sassari dedicato al corso di Economia e Menagement del Turismo. In landside, a spiccare è senza dubbio il grande punto vendita La Feltrinelli. Arrivato nel 2002 ha rappresentato una soluzione di rilievo sia al traffico aeroportuale che alla comunità cittadina circostante (che appena oltre il sedime aeroportuale può contare anche su un retail park con Decathlon, Lidl, Eurospin, Euronics, Pittarello, ecc.). Ai due lati si sviluppano le stecche commerciali che raccordano il terminal originario con i due nuraghi che rappresentano l’espansione dell’infrastruttura nel 2002. Qui compaiono, da un lato, la doppietta Carpisa e Carpisa Go con il loro set di borse, pelletteria, accessori, valigeria; l’Ottica Priarone, storica e conosciuta insegna della città; EYE Sport al dodicesimo punto vendita con la classica iconografia sarda legata ai 4 Mori. Dall’altro lato, Yamamay e Jacked del gruppo Pianoforte Holding coprono la categoria per eccellenza della moda estiva: intimo, costumi e abbigliamento sportivo e da spiaggia. Per chi cerca una soluzione diversa, per impegni galanti nelle sere della Costa Smeralda, c’è il monomarca Boggi Milano per l’uomo e il multimarca Ambrosio Fly Shop per la donna. Per quanto riguarda il design, locale, il format prescelto è quello di Karasardegna che abbina artigianato e enogastronomia. Passando in airside, il passeggero entra nel duty free gestito da Ambrosio con un’attenzione all’abbigliamento estivo e alla cosmetica, passa di fronte all’entrata della sala vip marchiata Audi e si getta nel Kara Italy Walkthrough. Finito il serpentone serpentone, l’airside si sviluppa in lunghezza lasciando al passeggero una passeggiata centrale che si imbatte subito sul format Isola, sviluppato con la Regione Sardegna. Superato questo blocco locale, tipico e radicato nel territorio, c’è spazio solo per un negozio urban K-Way, un multimarca Ambrosio, un souvenir shop a insegna Billu e il travel essential Trade News a cui si aggiunge un corner Ottica Priarone e un nuovo spazio vendita dedicato alla cura della persona (manicure, consulenza, messa in piega, ecc.).

I prossimi progetti

Con la ripresa del traffico aereo, l’aeroporto di Olbia quindi ha deciso di andare all in. «Si è già notato che questa emergenza ha messo in crisi molte compagnie aeree tanto da richiedere un appoggio da parte dei governi nazionali, che in misure diverse sono entrati a far parte del trasporto aereo. Il rischio è che si vada a minare gli equilibri raggiunti a livello di competitività con i vettori low-cost. Vedremo cosa succederà quando i vettori tradizionali torneranno sul mercato. Compresa Alitalia, che qui rappresenta il primo partner per le tratte nazionali e la continuità territoriale e ci offre soluzioni di connessione internazionale più solidi della precedente partnership con Air Italy», commenta Pippobello. A Olbia, insomma, potremmo vedere i prodromi della ripresa del traffico. Uno scenario su cui, secondo un articolo pubblicato su MF, il fondo F2i ci avrebbe fatto un pensierino puntando il 79% di Alisarda alla prese con il flop di Air Italy. Un’ipotesi che Pippobello per ora smentisce: «La notizia sorge dalla confusione relativa alla liquidazione di Air Italy da parte del Gruppo Akfed che fa capo all’Aga Khan. Ma non c’è niente. Di certo l’aeroporto ha in programma un allungamento della pista per operare con aeromobili di categoria superiore e progettare l’espansione dell’aerostazione fermata dallo scoppio dell’epidemia».

N.G.

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