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È bufera su Sirio, società ravennate da 65 milioni di ricavi, arrivata a gestire 80 punti vendita in Italia tra autostrade, aeroporti, ospedali oltre al franchising di brand nazionali e internazionali.

In seguito a un esposto del Collegio sindacale, risalente a febbraio, il Tribunale di Bologna ha revocato il Cda della società (quotata in Borsa sull’Aim), nominando il commercialista Fausto Maroncelli come amministratore giudiziario, con poteri di verifica della situazione contabile, economico e finanziaria.

Il Collegio sindacale aveva prospettato una serie di irregolarità contabili, tra cui casi di sotto-fatturazione, ostacoli posti agli organi di controllo interno, dubbi sull’integrità del capitale sociale e mancata comunicazione di operazioni con parti correlate, che avrebbero dovuto essere rese note al mercato in quanto price sensitive. C’è di più. Come riporta il Corriere di Romagna, un’indagine parallela della Procura di Trento avrebbe scoperto che Sirio, titolare della gestione di alcune aree di servizio sulla A22 del Brennero, avrebbe dichiarato volutamente fatturati inferiori al reale, così da retrocedere una quota inferiore di royalty.

Sirio è nata nel 1992 a Ravenna, come operatore della ristorazione ospedaliera, grazie al know how accumulato fin dagli anni Sessanta con il marchio SirioBar. Nel 2006 lo sbarco sul canale autrostradale, con Sirio Grill. Nel 2012 l’ingresso nel segmento fast food, come franchisee di alcuni Burger King (tra cui Venezia e Lido di Jesolo) e nel 2014 arriva anche il canale aeroportuale, con il brand La Ghiotta.

Che qualcosa potesse scricchiolare era emerso, però, dai dati di bilancio. Il 26 marzo scorso, Sirio ha approvato il bilancio al 31 dicembre, da cui emergevano le condizioni previste dal Codice civile per la riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale. La perdita registrata per 14,1 milioni aveva portato il patrimonio netto in negativo per 3,43 milioni. 

Il 14 aprile era seguito l’annuncio dell’aumento di capitale a copertura delle perdite e del piano industriale al 2025. L’aumento sarebbe avvenuto mediante un’operazione complessa, che comprendeva un impegno da 2,7 milioni del socio di maggioranza (Sirio Holding), più l’emissione di un bond da 6,3 milioni riservato all’investitore Negma group Ltd e un’altra tranche di aumento da 7,5 milioni. Il piano, che inizialmente aveva messo le ali al titolo, prevedeva il ritorno ai livelli pre-pandemia a partire dalla metà del secondo trimestre 2022. Il comunicato, però, conteneva un’indicazione importante, che ora i giudici stanno vagliando con l’ipotesi di truffa allo Stato. Sirio aveva richiesto l’accesso al fondo “salvaguardia imprese” del Ministero dell’economia, uno strumento nato per sostenere il mercato dalla crisi Covid, con l’intento di far entrare la società pubblica Invitalia nel capitale sociale, con un finanziamento da 10 milioni di euro (di cui 3,9 come aumento di capitale e 6,1 a fondo perduto).

La crescita di Sirio negli ultimi anni era stata poderosa. Lo scorso dicembre, la società era entrata anche nel canale ferroviario e comunicava di aver preso in consegna i 14 locali situati nelle aree food presso le stazioni di Milano Porta Garibaldi e Torino Porta Susa gestite con il network Centostazioni da Altarea Cogedim Italia, dopo l’acquisizione del 2019 da Rfi. “In un momento epocale come questo, dove tutto sembra fermo e si parla solo di pandemia, la giornata di oggi ci permette di guardare lontano con assoluta fiducia” aveva detto l’amministratore delegato, Stefania Atzori.

Per Milano Porta Garibaldi la comunicazione dell’assegnazione a Sirio del food, di un anno fa, riportava La Stampa, “la realizzazione di una food-court con la compresenza di diverse tipologie di ristorazione in 11 punti di vendita ed una variegata offerta gastronomica che si articola in 8 differenti brand: Alice Pizza, Paul, Tigellona, Rovagnati, Acai Sisters, Pizzeria Italiana Espressa, Burger King. A questi si aggiungono ulteriori 4 marchi che completano gli spazi interni alla stazione sugli altri livelli: Ammu, Casa Infante, Spacco e Paul le Cafe, declinazione di caffetteria del marchio internazionale Paul”.

A luglio 2020 partiva la collaborazione con Carrefour e nello stesso mese veniva nominato il nuovo Cfo. Nel 2019 c’era stato l’ingresso negli aeroporti di Genova e Bologna. E Sirio aveva annunciato lo straordinario accordo con i francesi di Holder, titolari del brand di boulangerie Paul, per l’introduzione del marchio nel mercato italiano.

 

Aggiornato il 20 aprile, alle 17.00

*In seguito alla pubblicazione dell’articolo, abbiamo ricevuto questa nota dall’ex amministratore delegato Stefania Atzori, che volentieri pubblichiamo integralmente

Nella mia qualità di azionista di maggioranza ed ex amministratore delegato di SIRIO S.P.A., sento il dovere di fornire alcune precisazioni in merito alle notizie apparse sui quotidiani, in merito alla situazione della società.

La decisione del Tribunale di Bologna di nominare un Amministratore Giudiziario che ha avuto risalto sugli organi di stampa, appare infatti erronea e infondata e sarà oggetto del reclamo che è in fase di preparazione e di imminente deposito dinnanzi alla magistratura competente.

Va innanzitutto ricordato che SIRIO S.P.A. è un’impresa con origini emiliano-romagnole, con punti vendita in tutto il nord e centro Italia, che opera nel settore della ristorazione commerciale ospedaliera da trent’anni. Essa ha dimostrato la propria capacità di stare sul mercato e negli ultimi dieci anni è cresciuta a ritmi esponenziali, ampliando i suoi orizzonti e le proposte offerte al pubblico, acquisendo la fiducia di stazioni appaltanti pubbliche e private, società e imprenditori operanti nel settore.

La crisi attuale va messa in relazione esclusivamente con una pandemia che ha messo tra l’altro in ginocchio l’intera economia globale, con aiuti insufficienti o intempestivi rispetto all’emergenza.

Nonostante la grande cornice di incertezza e di grave crisi economica conseguenti al COVID -19, l’azienda, utilizzando tutte le risorse a disposizione, ha fatto il proprio meglio per garantire quella che è sempre stata una sua assoluta priorità: la tutela dei posti di lavoro e il pagamento degli stipendi per assicurare ai lavoratori la possibilità di mantenere le proprie famiglie.

Per reagire alla crisi il Consiglio di Amministrazione si è impegnato a proporre agli azionisti il varo di un piano di ricapitalizzazione e sviluppo tale da poter garantire la continuità aziendale.

In ogni caso, va sottolineato che il provvedimento del Tribunale non prefigura la fine della società e quindi non deve indurre a creare attorno a SIRIO un clima di sfiducia rispetto alla sua continuità operativa, che è in ogni caso garantita, nella sicurezza che l’Amministratore giudiziario, nell’adempimento dei poteri conferitigli, accerterà la correttezza dell’operato del C.d.A. e la persistenza della continuità aziendale.

Colgo infine l’occasione per esprimere gratitudine agli oltre 700 dipendenti che ogni giorno consentono, e consentiranno, a Sirio di stare sul mercato per continuare a conseguire gli importanti successi imprenditoriali fino a oggi realizzati.

Stefania Atzori