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Durante la fashion week milanese, Benetton ha presentato “all’incontrario” il suo progetto di sbarco nel metaverso.

Il colosso veneto, infatti, ha lavorato inizialmente sullo store fisico centralissimo di corso Vittorio Emanuele, allestito e ridisegnato secondo i colori e il design che caratterizzeranno in futuro il negozio “virtuale” del gruppo.

“Abbiamo voluto capovolgere l’esperienza immersiva” ha affermato Massimo Renon, amministratore delegato di Benetton Group, “creando nel retail fisico lo stesso ecosistema emozionale che avrà il nuovo store virtuale nel metaverso, che aprirà nelle prossime settimane”.

Quel che conta nell’annuncio, però, è che la presenza nel mondo virtuale di Benetton non sarà solo un’operazione di marketing o un tentativo “beta”, ma avrà un collegamento diretto con le vendite fisiche. Infatti, tramite esperienze di gaming gli utenti potranno acquisire dei “QR code”, tramutabili in acquisti nei negozi reali. Lo store sarà sulla piattaforma Roblox.

Gli annunci relativi al metaverso, da parte di tanti brand mondiali, si sono moltiplicati negli ultimi mesi. Ma se i marchi del lusso, da Louis Vuitton a Balenciaga, pur in forme diverse hanno in fondo creato esperienze virtuali più simili a un’operazione di marketing, altri stanno davvero sperimentando il possibile legame tra mondo digitale e vendite reali. Come ricorda una recente analisi del Financial Times, Chipotle, con il lancio del suo spazio nel metaverso, ai primi 30.000 visitatori ha offerto voucher digitali che si sono tramutati in veri “buoni-burrito” da spendere al ristorante.

Forever21, nel suo negozio virtuale sulla piattaforma Roblox, ha venduto così tanti modelli di un particolare cappellino nero con la scritta del brand al centro (che ancora nel mondo reale non esiste), da convincersi a lanciarne la produzione e distribuzione entro la primavera.

Nike, invece, finora ha mescolato le carte. A dicembre ha acquisito la società RTFKT (si pronuncia “artefact”) specializzata nella produzione di sneakers e streetwear che esistevano solo nel mondo digitale. Ora che questi capi hanno assunto il marchio Nike, bisogna vedere se continueranno a esistere solo dentro il computer o saranno replicati anche per braccia e piedi reali dei clienti.

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