Abbiamo visitato l’innovativo market sperimentale aperto all’interno del Mind Village. Tra robot, telecamere e pagamenti cashless, il “laboratorio” del brand GDO della famiglia Caprotti testa insieme ai “Minders” nuove soluzioni nel retail. Il nostro racconto.
Esselunga Lab ha aperto un punto vendita a Mind, il nuovo polo immobiliare-scientifico che sta sorgendo nell’ex area Expo a Milano, per cura di Lendlease colosso australiano specializzato nella riqualificazione urbana di grandi aree. Si tratta di uno spazio suddiviso su due piani, ricavato in una delle “stecche” edificate durante Expo con tanto utilizzo di legno. Al piano terra, preceduto da un dehors, si accede allo snack bar, con assortimento dolce/salato e indispensabile servizio di caffetteria. Superato questo spazio, tocca al minimarket, due corsie con offerta ristretta, utile per coprire la pausa pranzo dei “Minders”, le persone che per tante aziende già lavorano in Mind, ma anche per la spesa veloce prima di rientrare a casa la sera. Al piano superiore uno spazio di ristoro più ampio con un banco cucina e un’isola per insalate. Diversi tavoli, anche nella terrazza all’aperto.
La nuova gestione spinge sulle novità
Esselunga rappresenta un’insegna unica in Italia. Un’icona valoriale e stilistica che pochi brand, anche di livello e settori più “alti”, hanno saputo eguagliare. Se questo monolitismo ha rappresentato un vero punto di forza per almeno un paio di decenni, i cambiamenti degli ultimi anni possono indurre a considerare l’azienda di Pioltello meno dinamica che in passato. La Fidaty card, il private label Fidel, i Superstore, le focaccine e le lasagne, i corridoi ampi e perfettamente lucidi, sono invenzioni ormai entrate nella storia. Che Laesse, il nuovo format di vicinato, Bar Atlantic la caffetteria presente nei Superstore o la linea di pasticceria Elisenda, non possono eguagliare. La nuova gestione, governata da Marina Caprotti, intende mantenere e valorizzare il patrimonio concettuale di Esselunga. Compito non facile, come ha raccontato di recente il nostro opinionista Mario Sassi. Ma, nel contempo, sta spingendo sull’acceleratore dell’innovazione.
Grazie all’azione di manager di riconosciuto valore come Roberto Selva, anche e proprio a partire dal Lab di Mind. Che abbiamo visitato a fine febbraio, incontrandone il responsabile, Alexandre Rochat, per un caso fortuito. L’Esselunga Lab ha lo scopo di sperimentare: prodotti, servizi, tecnologie. E lo fa di continuo, in ognuno dei tre ambienti: bar, market, ristorante. I pagamenti sono esclusivamente cashless, uno dei grandi temi di attività per la GDO: dopo il semi-fallimento degli Amazon Go non si demorde, anzi, come dimostra il Conad Tuday veronese. Il market è dotato di numerose telecamere che riportano dati sui movimenti, la permanenza, la scelta dei clienti tra gli scaffali. I dati sono elaborati e studiati – anche nei fine settimana quando non c’è clientela in Mind e il Lab è chiuso – e la reazione ai comportamenti della clientela, in termini di assortimento e posizionamento dei prodotti, è praticamente istantanea. Con una rotazione molto spinta, proprio per individuare al meglio il mix ottimale.
In area ristorante, invece, l’elemento che più spicca è il “robot” che occupa lo spazio delle insalate fresche. Un macchinone non esaltante esteticamente ma in grado di comporre e proporre assortimenti in tempo reale, con spreco zero e grammature perfette. Immaginiamo. Anche dietro i fornelli si sperimenta, ma su questo non abbiamo raccolto informazioni.
Anche se l’ambiente, l’equipment, il menù rafforzano l’idea che Esselunga si stia spingendo sempre più verso formule di ristorazione completa. Dal servizio ancillare dei Bar Atlantic, alla loro origine, a Laesse, fino al Lab le preparazioni sono sempre più vicine alla cucina e alle sue complessità ma anche opportunità. Tanto lavoro nel Lab viene dedicato anche all’ergonomia di clienti e lavoratori, si sperimenta sulla posizione di banchi e attrezzature, sulle altezze dei sistemi di pagamento. Aspetti apparentemente banali e, in alcuni casi, non valutati per decenni. Ma oggi sotto il focus dell’innovazione del Lab.
L’ambiante è molto casual, più essenziale de Laesse, più fresco dei Bar Atlantic. Spartano ma funzionale e ottimo per sperimentare colori, materiali, comunicazione. Insomma, il nostro consiglio è di fare un giro nel Lab, e di ripeterlo dopo qualche mese. Sicuramente troverete, novità, cambiamenti, innovazione.
di Andrea Aiello
L’articolo completo è disponibile sul numero di retail&food Aprile 2024
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