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Se l’eCommerce è ormai indispensabile per i brand, aprire un canale di vendita online non è semplice. Per superare il digital divide, i seller possono affidarsi a Yocabè, una nuova piattaforma che a livello B2B punta a migliorare i margini dei propri clienti attraverso catalogo, logistica e prezzo.

Vito Perrone, ceo di Yocabè

Due colleghi, qualche pausa caffè e un’intuizione: dare ai brand gli strumenti per battersi nell’ecosistema del marketplace. Così Vito Perrone e Lorenzo Ciglioni hanno dato avvio a Yocabè, piattaforma B2B per la distribuzione del fashion online. In questo settore, i grandi portali come Amazon, Zalando, Privalia, eBay e simili producono fra il 50 e il 70% del totale delle vendite online rendendosi lo strumento necessario per sviluppare il business dei diversi brand. Ma a che prezzo? Per far fronte a questo cambiamento del retail trainato dalle mutate abitudini di acquisto, Yocabè mette a disposizione la piattaforma tecnologica e l’infrastruttura utile a gestire l’inventario, migliorare la distribuzione globale, migliorare i margini e i volumi di vendita. Un’attività che, dal 2016, ha processato 130mila ordini per un transato che nel 2018 ha toccato quota tre milioni di euro. E per il 2021 l’obiettivo è fare 10 volte partendo dal piano di sviluppo che Vito Perrone, ceo di Yocabè, ha raccontato a r&f.

Come e quando è nata l’idea di Yocabè?

L’idea è nata nel 2015 quando ho coinvolto Lorenzo, un collega con cui lavoravo a Expedia, in un progetto parallelo di eCommerce a cui stavo collaborando nel mondo della moda. Entrando in contatto con diversi operatori, ci siamo resi conto che c’era una lacuna da colmare ossia: capire come interfacciarsi con i grandi retailer del settore in un momento in cui il cliente è sempre più fidelizzato e la dinamica dei prezzi è gestita dalle grandi piattaforme online. Insomma, mancava un operatore sulla falsa riga di Venere, per fare un esempio in ambito travel, che riuscisse a dare ai piccoli commercianti o ai brand di medio livello l’infrastruttura tecnologica necessaria per avere la possibilità di vendere al giusto prezzo, attraverso il proprio marketplace, sui grandi eTailer.

Che significato ha aver intrapreso questa strategia?

Noi pensiamo che il marketplace sia un fenomeno che sta cambiando in modo radicale il retail online. Una situazione che è sia un’opportunità che una sfida, tanto che per molti brand l’evoluzione è così forte e veloce che non riescono a capirlo fino in fondo e finiscono con lo starne alla larga. Per questo diventa necessario essere presenti là dove il cliente inizia la propria ricerca, su portali come Amazon, Privalia, LaRedoute, Zalando.

E come riuscite a convincere i brand di questo vostro approccio?

Per farlo abbiamo appena completato una guida professionale che traccia la differenza fra seller e vendor. Quest’ultimo è la figura di chi vende al retailer, mentre il primo è chi vende attraverso i marketplace. Il vendor gestisce la merce a livello wholesale e una volta piazzato l’ordine al retailer gli affida anche la strategia di vendita al cliente finale: determinazione prezzo, posizionamento, quantità, ecc. Il tutto assieme alla mole di dati relativi al consumatore. Il seller, invece, opera in contatto con la stessa piattaforma del vendor ma mantiene un maggior controllo sull’offerta e la concorrenza. Una scelta che, nel settore fashion per esempio, significa generare un margine superiore del 20-40% circa.

Le guide di Yocabè per i retailer

Solo vantaggi quindi?

Non proprio. Perché se da un lato il brand si assicura il controllo di alcuni dati salienti e alcune leve economiche determinanti per la propria attività, dall’altro deve gestire tutto ciò. Ed è qui che entra in gioco Yocabè.

Dal punto di vista dei finanziamenti, Yocabè ha appena chiuso un nuovo round di finanziamento. Di quale dotazione disponete e quali cambiamenti hanno portato gli investitori?

Dopo esserci autofinanziati in fase iniziale, nel 2016 entriamo in Pi Campus con l’idea di preparare il progetto per gli investitori che arrivano nel 2017. Con un round di 300mila euro da parte di un piccolo fondo e investitori individuali muoviamo i primi passi e iniziamo a crescere. Così nel 2018 abbiamo aperto un altro round di finanziamenti per migliorare la tecnologia e ampliare il team commerciale dal valore di 600mila euro – chiuso ad aprile 2019. Diversamente dal precedente step, stavolta ci hanno supportato figure di provenienza retail e fashion. Ora, tra fondi statali e privati, abbiamo raccolto circa 1,5 milioni di euro.

Come si struttura il vostro serivizio?

Essenzialmente si struttura intorno a tre pilastri: la capacità di creare un catalogo ottimizzato per ogni piattaforma e ogni lingua con lo sforzo minore possibile. Alla base c’è un lavoro di mappatura del brand con cui collaboriamo di cui, attraverso alcuni algoritmi proprietari, tracciamo il profilo e la presenza sui vari canali. Informazioni utili a spingere i giusti prodotti per efficientare la logistica e la gestione dei resi. Nonché a determinare il prezzo adeguato per operare in un contesto molto competitivo dove i valori del brand devono armonizzarsi con le abitudini di consumo. Man mano che le nostre vendite e i nostri dati aumentano, i nostri algoritmi diventano sempre più intelligenti.

I vantaggi di una soluzione come Yocabè

Quali sono i prossimi passi?

I piani di sviluppo di Yocabè prevedono un’espansione della rete logistica in Europa, dove siamo già presenti in Spagna, Francia, Germania, Uk e Italia. Per le altre aree come l’Olanda e i Paesi Nordici ci stiamo attrezzando per presidiare i canali specialistici o locali, come in Polonia dove prossimamente sbarcheremo su Allegro. Parallelamente, portiamo avanti la nostra espansione negli Stati Uniti dove operiamo da inizio anno e puntiamo a riproporre le strategie vincenti già viste da questa parte dell’Atlantico. Infine, negli ultimi tempi, alcuni brand che non fanno parte del mondo fashion si sono fatti avanti. A partire da Brail Hip Hop, la prima label nella categoria gioielli e orologi che abbiamo lanciato.

Altri progetti?

In una prospettiva a lungo termine puntiamo a entrare nel mercato cinese. Nel 2020 dovremmo fare il nostro ingresso supportando brand con caratteristiche particolari, come un marcato senso del Made in Italy, che vanno a coprire quelle nicchie di mercato ancora scoperte.

N.G.

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