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Il 30° Congresso Annuale di ACI Europe arriva in un momento delicato per l’industria aeroportuale. Colpito dall’emergenza Covid, il conseguente crollo dei passeggeri e capitali in continua erosione, il settore degli aeroporti europei guarda con speranza al vaccino, ma ha ben chiaro che sia necessario un reset per ripartire.

Ospitato dall’aeroporto di Bruxelles e collegato via streaming con tutta la community, il congresso ACI Europe ha rappresentato l’occasione per delineare il nuovo panorama in cui operano gli stakeholder. Un new normal che poggia su tre pilastri: ricostruire meglio, eseguire meglio, allargare la torta.

La crisi di liquidità

Per riuscirci, però, l’industria aeroportuale deve fare i conti con un traffico in picchiata, che ha lasciato a terra circa 1,5 miliardi di passeggeri rispetto allo scorso anno, e conti sempre più tenenti al rosso. «Gli aeroporti europei bruciano cassa per 350 milioni di euro alla settimana. Sebbene questa cifra sia un miglioramento rispetto ai 600 milioni registrati nel secondo quarto, la situazione rimane comunque insostenibile e richiede un urgente intervento governativo», ha affermato il direttore generale Olivier Jankovec. In attesa, i primi 20 aeroporti europei hanno dovuto tagliare spese operative per tre miliardi di euro (-22%) e ridurre gli investimenti per 2,6 miliardi di euro.

Compagnie aeree e TR

Centrale, in questa fase di forte evoluzione del panorama aeroportuale, ridefinire i rapporti con il settore delle compagnie aeree: «Troppo a lungo le compagnie aeree hanno considerato gli aeroporti come fornitori di servizi gratuiti, o come una spugna che potevano spremere per qualche spicciolo. Aviolinee e aeroporti, però, sono sulla stessa barca. Le prime devono supportare gli investimenti e i secondi promuovere nuove rotte», ha affermato Jankovec.  Per quanto riguarda il travel retail, la sfida portata dal digitale si è allargata anche alle hall degli aeroporti che ora sono chiamati, insieme ai retailer, a compiere un cambiamento epocale in relazione a luoghi di acquisto, decisioni di consumo e abitudini di viaggio.

Politica, test e vaccino

A rendere più cogente la situazione, è la prospettiva del vaccino. Vera e propria speranza per il settore che, tuttavia, non può attendere gli effetti di una campagna vaccinale su larga scala. Da qui la necessità di migliorare le pratiche di testing al fine di evitare le misure di quarantena: «Sappiamo che la quarantena funziona solo fintanto che viene applicata in un certo modo. E sappiamo tutti che spesso questo non avviene. Inoltre, la quarantena non evita che persone infettare possano viaggiare in qualche modo. Insomma, non sono un approccio a rischio zero», ha commentato il presidente Jost Lammers. A supporto delle posizioni di Lammers e ACI Europe, i risultati di una ricerca fra luglio e settembre (quando c’è stata una lieve ripresa con l’allentamento delle restrizioni tra stati) che dimostrano la mancata correlazione fra aumento dei volumi di traffico e aumento di casi Covid. Per questo, il mancato coordinamento a livello europeo appare ancor più frustrante: «Non ci resta che richiedere un intervento urgente dei governi europei affinché affrontino insieme la sfida dei test ed elimino le restrizioni su base bilaterale», ha concluso Lammers.

N.G.

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