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Non solo il traffico asiatico e nemmeno quello da e per l’Italia, ora il colpo del Coronavirus si fa sentire su tutto il network aeroportuale europeo. A ribadirlo è ACI – Airport Council International in una nota sulle unprecedented proportions dell’emergenza. 

«Il COVID-19 si sta trasformando in uno shock senza precedenti per l’intera industria», ha affermato Olivier Jankovec, direttore generale di ACI Europe. E i numeri parlano chiaro.

I numeri

Secondo l’ente internazionale, nel primo quarto del 2020 si sono persi circa 67 milioni di passeggeri (circa il 13,% in meno nel footfall rispetto a uno scenario in assenza di Coronavirus). Una cifra che ha fatto stimare in -187 milioni di passeggeri la chiusura del 2020, per una diminuzione del 7,5% in un anno la cui crescita era prevista sul +2,3%. In termini di cassa questo significa che il Q1 potrebbe chiudersi con una perdita di 1,3 miliardi associata tanto al settore aeronautico che commerciale.

Le dichiarazioni

«Le compagne stanno tagliando e cancellando i servizi aerei in risposta al calo della domanda che risulta dalla perdita di sicurezza nel contesto internazionale, dalla riprogrammazione dei viaggi business e dalle misure governative adottate. A parte l’Italia, non possiamo affermare se altri aeroporti in altre regioni possano necessitare di qualche tipi di iniziativa a livello spese al fine di svolgere il proprio ruolo di infrastrutture cruciali», ha affermato Jankovec.

Il caso Italia

A livello europeo, il mercato italiano è quello più colpito. Anche prima delle ultime disposizioni governative che chiudevano il Paese all’interno di un cordone di sicurezza sanitario, gli aeroporti italiani avevano registrato una perdita di passeggeri, con punte del -60% nel weekend. «Ora la questione riguarda la connettività del Paese. Chiediamo al Governo Italiano una veloce e positiva risposta alle richieste degli aeroporti italiani in termini di misure di supporto d’emergenza», ha affermato Jankovec.

I passi di ACI

Le proposte per affrontare questa emergenza indicate da ACI tengo in considerazione tanto il lato finanziario, quanto quello sanitario. Per quest’ultimo aspetto, ACI si rifà alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei singoli governi in caso di limitazione della mobilità. Dal punto di vista finanziario, c’è da fare i conti con i costi di gestione aeroportuale che, per loro natura, sono difficilmente riducibili se si deve garantire la piena operatività dell’infrastruttura. Una pressione che potrebbe portare, nel lungo termine, a una perdita di competitività a causa di mancati investimenti.

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