Skip to main content

Mesi di limitazioni, tra chiusure parziali e totali dovute alle misure anti Covid, hanno sconvolto il settore dei centri commerciali. Come certifica l’Osservatorio del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC), in base a un’analisi condotta su un campione rappresentativo (233 strutture per un totale di 8.534 negozi), il comparto chiude l’annus horribilis con un pesante passivo delle vendite generate dagli operativi presenti nelle gallerie.

In particolare, il dato aggregato degli operatori attivi almeno 10 mesi – in pratica che hanno sempre lavorato ad eccezione del primo lockdown – si attesta al -30% rispetto al 2019.

Partendo da questa premessa la ristorazione segna la peggiore flessione, pari a -45,8%, seguita da abbigliamento&calzature (circa -34,5%), attività di servizi (-33,9%), servizi sanitari e alla persona (-30,9%), cultura e tempo libero (-29,1%), beni per la casa (-15,9%) ed elettronica di consumo (-13,5%).

A chiarimento di questo passaggio, riprendiamo la dicitura precisa riportata sul comunicato stampa: “Per poter fornire un quadro significativo e non falsato dal trend già di per sé anomalo e di assoluta eccezionalità che ha caratterizzato il 2020, l’analisi confronta i due periodi (2020 vs 2019) includendo solamente i negozi che nell’ultimo anno sono rimasti aperti per almeno 10 mesi”.

Questi dati, quindi, non tengono conto – a logica – dell’intero settore dei cinema, dei tanti player di ristorazione (e non solo) che non hanno riaperto subito dopo il lockdown e ancora degli operatori che hanno chiuso definitivamente la loro attività. Di conseguenza, il passivo generale, specialmente per determinate categorie merceologiche, potrebbe essere decisamente superiore.

Nel merito, invece, del periodo natalizio, con le chiusure imposte durante i weekend a partire dal mese di novembre, il dato delle vendite fornito dal Cncc si attesta al -49%, con un impatto maggiore su ristorazione (-69,5%) e abbigliamento&calzature (-63,9%). Sempre con riferimento al mese di novembre, se si considera il trend degli ingressi la flessione arriva a quota -52,7 per cento.

I dati, denuncia ancora una volta il CNCC, dimostrano la reale e urgente necessità di misure di sostegno specifiche e significative per gli operatori dei centri commerciali, con particolare riferimento alle attività a conduzione familiare il cui equilibrio economico è maggiormente a rischio, considerato anche il prolungamento delle misure restrittive nei primi mesi del 2021. In assenza di tali misure, infatti, si potrebbe assistere già nel breve periodo a rilevanti conseguenze sull’occupazione, stimabili in una riduzione del 20% dell’attuale forza lavoro diretta e indiretta impegnata nei centri commerciali (pari ad almeno 100mila lavoratori).

A.P.

Riproduzione riservata © retail&food