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La grande recessione è finalmente alle spalle, almeno per loro. Nel 2012 l’industry della ristorazione commerciale statunitense ha conosciuto un anno di robusta crescita: secondo i numeri raccolti dalla National Restaurant Association, la principale lobby degli operatori di foodservice d’America con circa mezzo milione di associati tra catene e indipendenti, le vendite complessive di comparto hanno raggiunto quota 631,8 miliardi di dollari (+3,5%), con oltre 10mila esercizi commerciali in più in attività, per una massa critica di 970mila punti di ristoro nel mercato domestico.

E il forecast per il 2013 volge ulteriormente al bello: la stima complessiva a saldo dell’anno in corso è nell’ordine dei 660,5 miliardi di dollari di sales (circa 1,8 miliardi di vendite al giorno), per una progressione del 3,8%. Tale volume rappresenta circa il 4% del prodotto interno lordo degli States e il 47% delle spese alimentari dei cittadini americani; il tutto condito, tanto per gradire, da 13,1 milioni di posti di lavoro, circa il 10% dell’intera manodopera statunitense, con la prospettiva di raggiungere entro il 2022 quota 14,2 milioni d’occupati.

Vediamo da vicino come si sono comportate nell’arco del 2012 le prime 100 catene del maggior mercato del foodservice, tra chi scende e chi sale.

C.F.M.

L’articolo completo è pubblicato sul numero di ottobre 2013 di r&f: acquistalo sull’App Store oppure abbonati alla versione cartacea