Skip to main content

In principio ci ha fatto sognare, regalandoci la possibilità di volare a prezzi contenuti; nel prossimo decennio, punta a regalarci davvero il volo, spostando la fonte dei propri introiti dalle tasche dei viaggiatori a quelle degli esercenti delle attività commerciali degli aeroporti.

Con questo pensiero, Michael O’Leary, numero uno di Ryanair, potrebbe dare il via all’era low cost 3.0, dove invece di guadagnare con i biglietti aerei, farebbe i suoi profitti raggiungendo accordi con i ristoranti, i cafè e i negozi degli aeroporti per ottenere una parte dei loro ricavi.

Naturalmente, per realizzare un simile progetto, bisognerebbe eliminare le tasse aeroportuali vecchio nemico di O’Leary e causa, secondo l’amministratore delegato, dei costi superiori a quanto, di fatto, farebbe pagare.

“Siamo noi che portiamo clienti agli esercenti degli aeroporti. E gli aeroporti sono ormai diventati come dei centri commerciali. Per cui penso che in futuro una proposta del genere possa avere un senso. Forse non la accetteranno subito tutti gli aeroporti o tutte le compagnie aeree. Ma la nostra, e alcuni degli aeroporti più piccoli di cui ci serviamo possono trovarla di mutuo interesse” ha dichiarato O’Leary.

“Michael O’Leary ha solamente amplificato, in proiezione futura, un fenomeno già in atto perché il fatturato commerciale non aviation delle società aeroportuali da tempo ha di gran lunga superato i proventi derivati dalle attività di handling – ha dichiarato in merito Matteo Baù, direttore commerciale non aviation di SACBO – Il nuovo modello di business adottato dalle compagnie aeree come Ryanair ha consentito di generare la crescita dei ricavi dei servizi di retail&food in aerostazione. Una forma di co-marketing di cui beneficiano tutti: passeggero, vettore, società di gestione”.

Ryanair prevede di concludere il 2016 con 119 milioni di passeggeri e sta ampliando rapidamente la propria flotta: nel 2024 dovrebbe poter trasportare 200 milioni di persone.

Riproduzione riservata © retail&food