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La crisi non ferma il business nel settore dell’abbigliamento femminile, dove crescono le metrature dei negozi nei mall e in cui alcuni operatori di casa nostra esportano con successo anche all’estero il made in Italy.

Se nell’ultimo anno, come evidenzia una ricerca di Confimprese, il 60% degli italiani ha ridotto il budget destinato ai consumi, contraendo quella cosiddetta voluttuaria, quindi anche la parte destinata alla voce abbigliamento, in una prospettiva più a lungo termine, rispetto al 2008, il 62% di un campione rappresentativo dei nostri connazionali dichiara di aver limitato gli acquisti di vestiario (e accessori) contro il 24% che li ha lasciati invariati e il 13% che ha comprato di più. Non è tutto: tra quanti hanno ridotto i propri consumi, il 19% ripiega sempre più spesso sulle riparazioni, contro il 39% che acquista meno abiti tout court e il 28% che compra lo stesso numero di capi, ma di qualità inferiore.

Nonostante questi dati, i piani dei marchi di abbigliamento che operano in Italia sono in pareggio e, anzi, mostrano un discreto fermento, sia pure con il debito ridimensionamento rispetto agli anni precedenti. Massimo Andreis

L’articolo completo è pubblicato sul numero di gennaio/febbraio 2014 di r&f: acquistalo sull’App Store oppure abbonati alla versione cartacea