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L’arte “incorniciata” in un format replicato e replicabile all’interno dei centri commerciali cinesi. Non si tratta di una curiosa ipotesi ma, bensì, della realtà. Il progetto, già avviato, porta il nome di K11 e vede protagonista un giovane manager che di retail, e non solo di opere d’arte, se ne intende.
«La prima domanda che mi sono posto quando ho deciso di fare qualcosa sulla questione è semplice: come si convincono le persone a interessarsi all’arte? Gliela si porta dove vanno più spesso, dove non si sentono intimiditi e dove possono interagire con le opere: in parole povere, in un centro commerciale. Ecco come nasce K11, l’unica catena di art-mall», ha spiegato Adrian Cheng, discendente di una delle famiglie più potenti di Hong Kong e della Cina, 34 anni, un passato di aspirante tenore, studente di economia ad Harvard prima e d’arte in Giappone poi, ma soprattutto direttore creativo di Chow Tai Fook: il marchio di gioielleria acquisito dal nonno che con i suoi 2.000 negozi tra Cina, Singapore e Malesia è tra i più popolari al mondo.
Il primo K11 è arrivato nel 2009 a Hong Kong, mentre il secondo, più grande e imponente, è stato inaugurato lo scorso anno a Shanghai: «Ogni mese il K11 di Hong Kong è visitato da quasi un milione e mezzo di persone tra i 25 e i 45 anni – ha proseguito Cheng, adducendo, rispetto al futuro, che – dall’Europa ci sono arrivate diverse richieste, ma per ora lavoriamo sull’apertura di 19 K11 in Cina entro il 2020».

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