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Nel 2014 i ricavi dell’azienda si sono stabilizzati 3,93 miliardi di euro, scendendo dello 0,9% con una marginalità praticamente ferma a 316 milioni (+1,6%) e utili che salgono da 8 a 37 milioni come conseguenza della riduzione degli investimenti.

Il 2014, in sostanza, è stato un anno di transizione, con il distacco definitivo di World Duty Free, che invece prosegue bene la sua corsa, al punto da suscitare l’interesse anche del fondo sovrano Qatar Holding, che pare stia cercando di costituire un consorzio per acquisire il controllo della società posseduta dalla Edizione della famiglia Benetton.

I ricavi per Autogrill sono invece in lieve calo, e sono il risultato di diverse velocità. L’America, infatti, galleggia con un +2%, i Paesi esteri in generale crescono del 26%, mentre l’Italia ancora -8 per cento. Il debito è comunque superato, frutto di un rifinanziamento di 600 milioni di euro che saranno utilizzati per rimborsarlo anticipatamente (essendo in scadenza a luglio 2016) e a spesare gli investimenti. Uno dei più rilevanti è proprio il Mercato Duomo, a Milano, costato 15 milioni di euro.

Insomma, vero e unico anello debole del Gruppo pare essere proprio l’Italia. Come racconta l’amministratore delegato Gianmario Tondato, infatti, «la società si è aggiudicata importanti contratti negli aeroporti del Nord Europa, Asia e Medio Oriente e consolidato la posizione negli Stati Uniti. In Italia, dove permane una situazione di difficoltà, Autogrill ha avviato con la stagione dei rinnovi dello scorso anno il ridisegno della presenza nel canale autostradale».

Ma il problema, che ormai richiede urgente soluzione, sono il costo delle concessioni, che in Italia sono del 18% del fatturato per singolo punto vendita (con una media nel resto del mondo sotto al 10%) e la presenza di una piazzola ogni 25 km contro i 50 km della media europea. Una mancata soluzione della questione, potrebbe spingere anche il Gruppo a decidere di uscire.

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