Un impianto di condizionamento azionato dagli operai che stavano svolgendo dei lavori. Questa, a conti fatti, pare essere la causa scatenante l’incendio che ha coinvolto l’area B del T3 dell’aeroporto romano di Fiumicino. A distanza dui pochi girni, per fortuna, lo scalo ha ripreso a funzionare, almeno per quanto riguarda il lato aviation, e il pubblico ministero incaricato delle indagini preliminari, Valentina Zaratto, ha già nominato due consulenti tecnici i quali hanno già effettuato i primi sopralluoghi.
Tuttavia non è ancora possibile parlare di stima dei danni… e che danni. Fonti inetrne ad ADR confermano che l’area B si trova ora sotto sequestro a disposizione degli inquierenti. In quest’area ci sono una quarantina di attività commerciali ma, sempre secondo la fonte, ad essere seriamente danneggiati potrebbero essere tra cinque e dieci. Chiaramente fumo e calore non avranno risparmiato le altre insegne vicine, ma se così fosse, la sima dei danni strutturali potrebbe ridursi un po’.
Diverso il discorso dei danni che subiranno i brand danneggiati e tutti quelli che (tra i 40 persenti) non potranno comunque riavviare l’attività per questioni di indagini, lavori di ricostruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza.
Oltre al danno emergente, infatti, dovranno fare i conti con i mancati guadagni, che potrebbero protrarsi per settimane, se non mesi. E in tutto questo, non bisogna dimenticare quanti posti di lavoro poterbbero essere a rischio.
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