Il comunicato stampa parla di «motivi personali» ma alla base della decisione dell’amministratore delegato di Alitalia, Silvano Cassano, di abbandonare la poltrona dopo circa un anno, potrebbero nascondersi le crescenti tensioni al vertice dell’aviolinea. Lo scorso 24 agosto James Hogan, vice presidente di Alitalia e Ceo di Etihad, che ha il 49% dell’azienda, aveva detto che l’ex compagnia di bandiera italiana si stava dimostrando «un ottimo investimento» e che sarebbe tornata in utile a partire dal 2017.
Le previsione del vettore sono di tornare all’utile nel 2017 (108 milioni di euro con un fatturato di 3,7 miliardi di euro). La vecchia Alitalia (Cai, Compagnia aerea italiana) ha chiuso il 2014 con i conti in perdita che hanno sfiorato i 600 milioni (578,3) un rosso in crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Pare, quindi, che le ipotesi di rientro siano un po’ troppo ambiziose e questo deve aver creato degli attriti ai vertici. In attesa del nuovo amministratore delegato, nel frattempo, i poteri passeranno al presidente Montezemolo.
Certo anche le problematiche riguardo a Fiumicino possono aver contribuito ad alimentare incertezze sui risultati. E Atlantia, nel frattempo, pare stia per fare cassa vendendo, secondo quanto riportato da Bloomber, il 15% di Aeroporti di Roma al fondo cinese per le infrastrutture Ginko Tree Investment, e un altro 15% ad Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi. Ed effettivamente, anche se la società non conferma né smentisce la notizia, a inizio anno aveva ipotizzato una possibile cessione di una quota del 30 per cento.
Questa operazione potrebbe servire a investire in altri aeroporti in fase di privatizzazione e vendita. Nello specifico, Nizza e Lione in Francia, e il London City Airport all’ombra del Big Ben.
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