Durante l’inaugurazione della terza pista di Fiumicino, il 20 ottobre scorso, Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, neanche troppo velatamente aveva dichiarato che AdR non ha bisogno di altri soci: ora c’è la conferma.
In una nota diffusa dalla società nei giorni scorsi, infatti, è emerso che Atlantia ha congelato i negoziati per la cessione del 30% di Aeroporti di Roma, la società che controlla lo scalo di Fiumicino.
A entrare nell’azionariato dovevano essere con Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi, il cui ingresso nel capitale di Adr doveva in qualche modo fare da corollario all’alleanza tra Alitalia e Ethiad; e il fondo cinese Gingko Tree Investment (GTI). I due gruppi sarebbero entrati entrambi con il 15% di quote. Inoltre la valorizzazione complessiva dello scalo capitolino era stata accettata a 4,4 miliardi di euro (stima secondo alcuni superiore al valore reale) il che avrebbe portato nelle casse di Atlantia 660 milioni da ciascun investitore (anche se la trattativa con GTI era più indietro).
A far fare retromarcia alla holding che fa capo alla famiglia Benetton oltre al fatto che non ha una necessità reale di fare cassa (gli utili ci sono e il gruppo cresce) forse il fatto che Enac abbia approvato il nuovo master plan al 2044 (anno in cui scadrà la concessione per AdR) in cui esiste un progetto per la realizzazione di un nuovo aeroporto futuristico adiacente a quello attuale utilizzando parte di un fondo a nord, attualmente di proprietà della famiglia Benetton.
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