Skip to main content

Nonostante il cauto ottimismo a livello immobiliare, a soffrire potrebbe essere il settore retail. A dirlo sono i numeri presentati dalla ricerca Dla Piper nel corso della sesta edizione del summit Quo Vadis Italia?.

Come ogni anno, obiettivo del summit è stato quello di stimolare il dibattito fra gli investitori stranieri e italiani e conoscere la visione del capitale internazionale sul mercato immobiliare nostrano. Un momento di confronto in cui le opinioni degli operatori hanno cercato di fare chiarezza in un contesto di incertezze politiche generalizzate. Promotore dell’evento è stato lo studio legale internazionale Dla Piper in collaborazione con CBRE, Cushman&Wakefield, GVA Redilco, JLL, Urban Land Institute che hanno animato sette diversi panel caratterizzati dalla presenza di oltre 40 speaker d’eccezione. I temi in discussione hanno ruotato attorno all’attrattività del sistema italiano nel contesto globale (a partire dal peso dei crediti deteriorati ancora in circolo nell’economia del Belpaese), al crescente interesse per la logistica e il living, alla quota rappresentata dal retail e lo sviluppo della piazza di Milano.

Settori investimento per il 2020

La survey

Al centro del dibattito, i dati della ricerca di Dla Piper relativi al quadro degli investimenti nel real estate italiano. Una indagine quali-quantitativa rivolta a un panel selezionato di ceo, cfo e gestori di fondi di importanti gruppi multinazionali che hanno effettuato investimenti immobiliari in Italia per almeno 500 milioni di euro. I risultati? Il 90% dei rispondenti ha investito in Italia negli ultimi tre anni. A farla da padrona il comparto uffici (71,9%) seguito da retail (52,6%), logistica (36,8%), residenziale (33,3%), hotel&leisure (28%), student housing (19,3%), senior living (8,7%) e infrastrutture (3,5%). Per un grado di successo in termini di reddito e valore aggiunto pari al 98,15%. Cifre che si modificano se si considera il 2020 come orizzonte temporale: gli uffici calano ma mantengono la prima posizione (64,5%), fanno un balzo in avanti il residenziale e l’hotel&leisure (rispettivamente a 61,3 e 50%), crolla il retail che arretra al 25,8%. In termini geografici, invece, Milano si conferma la piazza principale per gli investimenti real estate: l’80,9% dei rispondenti la considera la migliore location per opportunità di profitto/investimento.

Le dichiarazioni

Olaf Schmidt, partner Dla Piper e managing director groups

«È una buona notizia per l’Italia che la recente crisi politica non abbia avuto un impatto negativo sulla volontà degli investitori: oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato di non essere stato dissuaso nei suoi progetti di investimento», ha commentato Olaf Schmidt, partner Dla Piper e managing director groups. Sempre secondo una survey realizzata da Dla, infatti, i fattori che impattano negativamente sull’opinione degli investitori sono altri: «In primo luogo i procedimenti amministrativi lunghi e imprevedibili, la pressione fiscale troppo elevata e un quadro legislativo poco trasparente. Tra gli elementi che influenzano positivamente i piani di investimento immobiliare vi sono invece la crescita media degli affitti, i tassi di interesse significativamente inferiori e quindi conseguenti buoni rendimenti finanziari, e la liquidità ad alta disponibilità», ha concluso Schmidt.

Riproduzione riservata © retail&food