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L’effetto Covid-19 pesa anche sul lusso personale che nel 2020 si stima con un fatturato in calo del -20%. A dirlo è l’aggiornamento di Altagamma che ha presentato il Consensus 2020 e, in collaborazione con Bain&Co., il Monitor sui Mercati Mondiali.

Durante il corso di una conferenza stampa online, Altagamma ha presentato le stime per il settore del lusso nel 2020. Un quadro nero che, secondo il report elaborato assieme a Bain&Co. potrebbe tornare ai livelli pandemia nel corso del biennio 2022-23. Ma la guarigione vera e propria dovrebbe arrivare solo fra cinque anni, quando il mercato mondiale potrebbe toccare i 320-330 miliardi di euro.

I dati del Consensus 2020

Secondo l’aggiornamento del Consensus 2020, Altagamma fotografo un settore del lusso personale fortemente colpito dall’emergenza Coronavirus. «La pandemia ha colpito da subito l’industria di alta gamma a livello mondiale e porterà a un calo di fatturato del 20% nel 2020. Il comparto però ripartirà. L’industria creativa italiana, dotata di risorse manifatturiere, creative e imprenditoriali uniche, ha le carte in regola per rilanciarsi e tornare a esercitare la sua leadership mondiale. Vi sono però alcune priorità: nel breve periodo la tutela delle filiere in difficoltà; nel medio periodo la trasformazione digitale, il rilancio del turismo e un’attenzione ancora più forte alla sostenibilità ambientale e sociale», ha spiegato il presidente di Altagamma, Matteo Lunelli. Se la perdita media si aggira intorno al -20%, i diversi mercati mostrano andamenti diversi: per Europa (-29%) e Americhe (-22% il Nord e -21% l’America Latina) si prevede la maggior decrescita (per via della loro più lunga esposizione alla crisi e l’assenza di flussi turisti internazionali, soprattutto cinesi). Più contenute le perdite in Asia (-5%, su cui incide l’andamento della pandemia in Cina e la successiva ripresa del mercato interno), Giappone (-13%) e Medio Oriente (-16%). Differenze che si riscontrano anche in termini di propensione alla spesa, con i consumatori cinesi, giapponesi e asiatici maggiormente disposti a mettere mano al portafogli rispetto a quelli europei e americani. A livello di prodotto, gli orologi (-25%) sono la merceologia più colpita, seguita da gioielli (-23%) e abbigliamento (-21,5%). Questo comporta, secondo Stefania Lazzaroni, direttore generale di Altagamma, «una profittabilità delle imprese del comparto in calo del 30% nel 2020». Uniche note positive, le performance dei canali digitali retail (+16%) e wholesale (+12%).

Il Monitor di Bain&Co.

A completare l’analisi sul lusso, c’è il Monitor sui Mercati Mondiali di Bain&Co. che, per il 2020, stima un calo a 180-220 miliardi di euro rispetto ai 281 miliardi toccati nel 2019. Una forbice dettata da due possibili scenari che tengono conto della gestione dell’emergenza sanitaria e dei suoi effetti economici. Nonostante tutto, però, emergono già ora i trend che potrebbero guidare la ripresa. In termini geografici, dopo essere stata duramente colpita dalla diffusione iniziale del virus, la Cina continentale ha visto una progressiva ripresa con il diminuire delle limitazioni imposte con alcuni player best in class già in territorio positivo year-to-date. A livello di canali, l’eCommerce punta al definitivo salto di qualità per avviarsi verso una quota di mercato del 28-30% nel 2025. Protagonisti potrebbero essere gli accessori che già in questa fase hanno dimostrato (grazie a un ventaglio di prezzi più ampio) una buona dose di resilienza. Insomma, se per la seconda parte dell’anno il Monitor prevede una contrazione fra lo 0/-10% e il -20/-25% al variare della velocità di ripresa del consumo locale e del turismo, i fondamentali per ripartire ci sono. L’evoluzione del mercato globale si imposterà su quattro driver chiave: macro-trend regionali, consumer confidence locale, flussi turistici e, soprattutto, azioni e strategie proattivamente implementate dai brand. Driver che, al ritmo del +2/+3% annuo dovrebbero portare il comparto lusso mondiale a toccare quota 320-330 miliardi di euro nel 2025.

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