Skip to main content

L’emergenza Covid-19 ha cambiato il mondo del retail. Ma come sta prendendo forma la ripartenza? Cosa funziona ancora e cosa va cambiato? Questi gli interrogativi posti ai relatori della web conference Retail S2 E4 organizzata da Retail&food in collaborazione con Lendlease e lo studio legale Cocuzza&Associati. Un evento online che ha riunito le associazioni di settore del commercio, della ristorazione e del travel retail.

QUI L’EPISODIO 1 DELLA SERIE.

QUI L’EPISODIO 2 DELLA SERIE.

QUI L’EPISODIO 3 DELLA SERIE.

A porre le domande iniziali, Alessandro Barzaghi, partner dello Studio legale Cocuzza&Associati che ha spiegato la scelta del tema: le associazioni di categoria. «L’emergenza Covid ha accelerato dei trend già in atto nel retail che ora diventa banco di prova della modernità. Per questo, sebbene l’idea di coinvolgere le associazioni di categoria fosse presente fin dall’inizio di questa serie di webinar, abbiamo deciso di posticiparla per dare loro tempo di fotografare cosa sia successo veramente in questi ultimi mesi così da raccontarci proposte e soluzioni sottoposte al Governo nonché le prospettive sul futuro del settore». A introdurre e moderare gli interventi dei relatori durante la web conference è stato il direttore di retail&food, Andrea Aiello. Di seguito la sintesi delle riflessioni e delle considerazione dei protagonisti.

Gli interventi

Cristian Biasoni, vicepresidente AIGRIM: «Per raccontare cosa è successo da inizio marzo, ci vorrebbe una serata intera. Di fatto, dall’inizio del lockdown l’8 marzo, la ristorazione ha subito un blocco quasi totale su tutti i canali, esclusi quelli in concessione. Nel canale autostradale, per esempio, a seguito delle disposizioni governative che identificavano le aree di sosta come servizio di prima necessità, i nostri associati sono rimasti aperti H24 sette giorni su sette nonostante un il blocco della mobilità e un calo del fatturato pari al 90%. Per questo, AIGRIM è intervenuta per cercare di mitigare le drammatiche conseguenze economiche attraverso l’interlocuzione con i concessionari per trovare la quadra sulla questione canoni. Il tema vero, però, rimane la propensione al consumo: a fronte di un traffico autostradale tornato all’85% dei livelli pre-Covid, le vendite sono inferiori al 50%. Insomma, la gente c’è, si sposta, ma non si ferma. Risultati? Con ASPI abbiamo trovato fin da subito una sponda disponibile per la revisione delle politiche relative ai canoni e in queste ore si sta chiudendo un accordo per prorogare l’intesa raggiunto fino al 31 luglio. SEA ha annunciato la cancellazione dei minimi garantiti fino a fine 2020, chiedendo così solo la corresponsione delle royalty sui fatturati, peraltro senza obbligo di apertura. Altri concessionari o landlord si sono dimostrati più rigidi. Attualmente, siamo impegnati a riconquistare la fiducia del cliente, mantenere le condizioni minime per la sostenibilità del mercato e accelerare alcuni interventi necessari come la diffusione e l’abilitazione dei sistemi di pagamenti digitali».

Stefano Gardini, presidente ATRI: «Se c’è un aspetto positivo in questo contesto di crisi è sicuramente un maggiore attivismo associativo; seppure con fortune e risvolti diversi. Come ATRI ci siamo attivati su due linee: da un lato l’interlocuzione con le associazioni europee e nazionali grazie a ETRC e Federturismo; dall’altro, un’attività di costante aggiornamento attraverso l’organizzazione di webinar con primari opinion leader del settore al fine di raccogliere e condividere con tutti i nostri associati le migliori prospettive e best practice per comprendere l’emergenza in atto. In generale, è emerso una sottovalutazione del travel retail che, in tempi normali, vale 90 miliardi di dollari a livello globale e rappresenta una vetrina senza paragoni per i nostri territori nonché una leva per la loro internazionalizzazione. Ora siamo alle prese con una crisi i cui effetti negativi sono quattro volte superiori a quella del 2008-11. Eppure non mancano gli spiragli di luce: se fino a qualche mese fa ritenevamo che la ripresa avrebbe raggiunto i livelli pre-Covid in quattro anni, ora posso dire che a livello italiano ed europeo possiamo riuscirci in due anni. Fondamentale sarà recuperare la fiducia del passeggero-cliente che attualmente è ancora spaventato, viaggia solo per necessità ed è poco incline a indugiare nello shopping. Focalizzandoci sul settore aeronautico e aeroportuale, in questi mesi stiamo assistendo a una miopia da parte del Governo che identifica l’industri del trasporto aereo in un unico player: Alitalia, che oggi ha una quota del 10% dei passeggeri trasportati in Italia e una quota inferiore al 2% dei passeggeri a livello europeo. Insomma, siamo nel 2020 ma i nostri rappresentanti politici non riescono a vedere che il settore non si riduce a un unico vettore ma è costituito da un network molto più ampio, diversificato».

Francesco Montuolo, vicepresidente esecutivo Confimprese: «Con lo scoppio dell’emergenza sanitaria e l’inizio del lockdown ci siamo subito attivati per costituire una vera e propria unità di crisi con tanto di task force di esperti dedicata all’interpretazione delle varie normative. Fra disposizioni nazionali e regionali, infatti, ci siamo trovanti di fronte a circa 400 norme differenti. In rapporto al Governo abbiamo cercato di far sentire la nostra voce relativamente al DL Cura Italia che ha posto come priorità per l’accesso al credito di imposta solo le attività accatastate C1. Una scelta che non tiene conto delle molte forme differenti attraverso cui opera il mercato retail. Contestualmente abbiamo avviato le discussioni per emendare il decreto che prevede la soglia dei cinque milioni di euro di fatturato per l’accesso al credito d’imposta; l’85% delle imprese associate a Confimprese è ben oltre questa soglia. In generale, nel dibattito che si è generato, abbiamo riscontrato una difficoltà a fare sistema con le altre associazioni di categoria e i landlord; escluse alcune rare eccezioni. Attualmente la fotografia scattata dal nostro Osservatorio sui consumi ci mostra una situazione ancora difficile in cui emerge con forza il boom dell’eCommerce. Per il futuro, quindi, bisogna puntare a rassicurare il cliente affinché torni nei punti vendita fisici. Al di là delle ristrettezze economiche, infatti, il rischio è che si consolidino abitudini di consumo dannose per il mercato. Sopratutto se gli operatori non verranno considerati come player economici strategici per la ripresa».

Alessandro Ravecca, presidente Federfranchising-Confesercenti: «La nostra associazione è composta da PMI che insieme contano oltre novemila punti vendita sul territorio per un fatturato di 4 miliardi di euro. Performance indubbiamente intaccate in questi ultimi mesi in cui una selva di disposizioni e normative, spesso contraddittorie tra di loro, ha reso più difficile le operazioni di ripartenza. Per questo come Federfranchising abbiamo reso disponibile sul nostro sito un supporto professionale in tempo reale per dare risposte ai nostri associati. Per quanto riguarda l’interlocuzione con il Governo abbiamo partecipato agli Stati Generali dell’Economia dove, fra le altre cose, abbiamo posto l’accento sul tema del lavoro e la sburocratizzazione dei processi per accedere alla liquidità necessaria per sostenere un mercato che naviga ancora a vista».

N.G.

Riproduzione riservata © retail&food