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Un consumo in difficoltà è il soggetto scattato dall’ultima Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana pubblicata da Istat. In controtendenza rispetto a produzione industriale, manifattura ed esportazioni il retail soffre le conseguenze della crisi sanitaria e contribuisce ad appesantire un Pil in caduta al -10% a fine 2020.

«La caduta del Pil italiano del secondo trimestre è associata a estesi segnali di ripresa», quindi. Un commento che secondo l’Istat non comprende il commercio al dettaglio alle prese con un calo delle vendite del 7,2% in valore e del 10,2% in volume per l’anno in corso.

I trend 

Andando più nello specifico, i dati Istat indicano che a luglio 2020 le vendite sono diminuite del 2,2% in valore e del 3,1% in volume. Prestazioni negative che non incidono tanto sul breve periodo, con il trimestre maggio-luglio che chiude in aumento del +12,1% in valore e del +11,5% in volume rispetto al trimestre precedente. A pesare è l’orizzonte ancora incerto dell’autunno e il mancato boost dell’estate. Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti, a eccezione di utensileria per la casa e ferramenta (+3,2%). Le flessioni più marcate si evidenziano per abbigliamento e pellicceria (-27,9%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-17,3%). A livello di canali e format, rispetto a luglio 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 3,8% per la grande distribuzione e dell’11,7% per le imprese operanti su piccole superfici, mentre il commercio elettronico è in crescita (+11,6%).

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