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“Nella versione definitiva del nuovo DPCM è stato – incomprensibilmente – eliminato il riferimento alle Medie e Grandi strutture di vendita, dando così vita a un’immotivata, ingiustificata e ingiustificabile discriminazione fra le attività presenti all’interno o all’esterno di un centro commerciale e a una grave distorsione della leale concorrenza”.

Con queste parole il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC) torna a criticare le scelte dell’Esecutivo e, in particolare, l’articolo 1 del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, nel quale si stabilisce la chiusura, nelle giornate festive e prefestive, delle attività commerciali al dettaglio presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione di farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole.

“Se il criterio adottato è effettivamente quello del potenziale rischio di assembramento o di mancato rispetto del distanziamento sociale all’interno di una struttura di vendita, non si comprende come tale rischio possa essere differente a causa della sua localizzazione – prosegue la nota – A parità di metratura, infatti, al di fuori dei centri commerciali, una Grande Struttura (di oltre 2mila mq) che vende complementi d’arredo, articoli di elettronica, di ferramenta o prodotti per il bricolage sarà aperta al pubblico, mentre un esercizio equivalente all’interno di una galleria dovrà essere chiuso nei fine settimana e negli altri giorni festivi e prefestivi senza una oggettiva motivazione. L’incomprensibilità e incoerenza di tale differenziazione è ancora più palese laddove invece, nell’art. 3 del medesimo DPCM, la differenziazione di trattamento è basata sulle merceologie vendute e non più sulla tipologia di struttura, fattore che rende i due articoli fortemente contraddittori”.

A fronte di tali considerazioni e a tutela dei propri operatori, il CNCC chiede una immediata revisione del testo del DPCM, al fine di evitare che i centri commerciali subiscano “una grave disparità di trattamento e discriminazione rispetto a strutture di vendita caratterizzate da analoghe dimensioni e rischi di affollamento”, e ribadisce la necessità dell’intero settore di poter beneficiare del programma di ristori che verrà predisposto dal Governo, soprattutto qualora gli articoli 1 e 3 del DPCM dovessero essere confermati nella loro attuale forma.

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