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Tempi durissimi per la ristorazione in Italia (e nel mondo). Il settore che guidava la crescita e lo sviluppo di vie dello shopping, centri commerciali, aeroporti e sviluppi immobiliari sta patendo più degli altri le conseguenze del Covid.

Senza che il governo riesca a proporre sostegno e incentivi in quantità e qualità sufficienti.

Si prospetta una fortissima sofferenza anche per il 2021. Per questo gli imprenditori e i brand dell’Unione Brand Ristorazione Italiana (UBRI) tentano di entrare in partita, sollecitando e stimolando la politica ad intervenire a sostegno di chi fa business tramite la ristorazione.

Quello che UBRI richiese con enfasi, il “Piano Marshall” per la ristorazione, oggi si ridimensiona alla ricerca di concretezza in richieste più specifiche. Se alcune paiono difficili da ottenere ma praticabili (lavoro, fisco e tributi) altre, seppur legittime, sembrano “fuorigioco”: il governo Conte bis – peraltro traballante in queste ore – appare deciso e determinato nel mantenere chiusure e limitazioni, all’alba della cosiddetta terza ondata. Velleitario sperare di ottenere aperture di spazi e orari, di qui a breve. Così come pensare di imporre per legge nazionale scontistiche su affitti o sulle politiche commerciali delle aziende di delivery o di fornitura.

Eccole le proposte di UBRI elencate, così come lanciate ufficialmente:

Locazioni: La attuale negoziazione ad personam non è più praticabile, serve una norma di legge che incentivi i landlord a scontare i canoni e stabilisca criteri per gli sconti minimi da applicare.

Delivery: occorre contrastare la gestione selvaggia ultimamente affermatasi, di scontistiche cosiddette promozionali imposte dalle società di Delivery che vanificano del tutto i ricavi e rendono la concorrenza fra brand ai limiti del consentito. Quando l’emergenza sanitaria indica come unico introito per la ristorazione quello derivato dal Delivery non si può più, evidentemente, considerare tale servizio alla stregua di una campagna di comunicazione del brand. Serve una norma che definisca il cap dei fee e poter convertire parte di tali commissioni in credito di imposta per i ristoratori.

Aperture week end e serali: La maggior parte della Ristorazione di brand vive sull’esperienza in store che si consuma principalmente nel fine settimana o alla sera. Per noi è INDISPENSABILE tenere aperto nel weekend e alla sera. Partendo dal presupposto che non c’è dato scientifico che leghi la diffusione del contagio alla frequentazione di locali che rispettano le regole (ingresso a numero chiuso e verificato della temperatura, distanziamento, sanificazione la legge) tant’è che i contagi non sono calati in corrispondenza del fermo ristoranti, serve sedersi al tavolo con il Comitato Tecnico Scientifico e valutare assieme le soluzioni in sicurezza per la convivenza responsabile con il Covid. Le nostre idee sono: TUTTO a prenotazione obbligatoria frequentazione esclusiva del proprio quartiere/isolato, ovvero promuovere unicamente la ristorazione vicino a casa (stesso criterio utilizzato per i runner) prendendo spunto da esperienze già attive negli altri paesi europei. Tale modalità è oltretutto tracciabile e dimostrabile, attraverso le prenotazioni e le ricevute fiscali rilasciate dai ristoranti. Come è noto ciascuno dei nostri ristoranti è dotato da molti mesi dei dispositivi di sicurezza e modalità che garantiscono misurazione della temperatura, distanziamento, capienza, sanificazione.

Centri commerciali aperti nei week end: demonizzati come luoghi di assembramento sono in realtà già da tempo provvisti di tutti i presidi che garantiscono il distanziamento sociale, con rilevamento ingressi e contestuale chiusura delle porte, già presenti in tutte le catene, serve che i centri commerciali possano pertanto restare aperti, con ogni accorgimento di sicurezza, durante i week end, come sopra proponiamo la prenotazione obbligatoria e l’esibizione su richiesta di prenotazioni e scontrini.

Lavoro: non è più praticabile il rinnovo a singhiozzo della cassa integrazione, che non permette una corretta pianificazione delle presenze; serve intervenire urgentemente dando da subito la possibilità di usufruire della cassa integrazione fino al 30 giugno 2021, con lo sgravio contributivo fino a marzo per tutte le risorse operative, lo sgravio fiscale di 1 anno per i nuovi assunti e il ripristino delle forme di voucher per consentire maggiore flessibilità in questa fase di grande imprevedibilità.

Fisco e tributi: Le imprese della ristorazione e del turismo sono quelle che stanno pagando il prezzo più alto della pandemia, serve la valutazione di un cosiddetto anno bianco a livello fiscale e tributario per questi settori, ovvero si devono rendere libera le diverse Regione e i Comuni di abilitare la deroga ad alcuni tributi quali Tari e Cosap.

Materie prime e packaging: avendo rilevato un ingiustificato aumento dei prezzi sia relativamente ai prodotti che soprattutto del packaging, serve la costituzione di uno specifico organo di vigilanza che verifichi l’effettiva liceità degli aumenti.

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