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Un intero settore che impiega oltre 25 mila addetti a rischio collasso: è questo il grido d’allarme di AIGRIM, che lancia un SOS al Governo italiano in vista del periodo estivo, quando, stante la situazione attuale, sono a rischio i servizi per i consumatori su tutta la rete autostradale italiana.

Situazione ancor più grave alla luce di volumi di traffico tornati ai livelli pre-covid, in presenza di incassi per la ristorazione inferiori del 10-15% (al netto dell’inflazione) rispetto al 2019.

“Costi delle concessioni elevatissimi, necessità di disporre di personale operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, investimenti che scontano tassi di interesse molto alti, incassi in diminuzione del 10-15% al netto dell’inflazione, costi per i servizi di pubblica utilità a carico delle catene di ristorazione: il nostro settore è al centro di una tempesta perfetta, con il rischio di non sopravvivere alla prossima stagione estiva”, non le manda a dire Cristian Biasoni, presidente di Aigrim, l’Associazione che raggruppa le aziende di ristorazione a catena più importanti operanti nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nei centri urbani e nei centri commerciali.

“È necessario creare tempestivamente le condizioni per far crescere i volumi di un settore che impiega oltre 25 mila addetti e che oggi è letteralmente sul punto del collasso”, riprende Biasoni. “Prima di tutto si deve intervenire sulla struttura dei costi parametrando la durata delle concessioni agli investimenti, riducendo e rendendo totalmente variabili i canoni da versare ai concessionari autostradali e spostando a carico degli stessi alcuni costi, come quelli dei servizi di pubblica utilità (gestione bagni e aperture notturne), attualmente non più sostenibili dalle catene di ristorazione”.

In questo già difficile contesto, le disposizioni emanate da ART (Autorità Regolazione Trasporti – Delibera 1/2023) per l’assegnazione delle concessioni per la ristorazione autostradale, qualora adottate, rappresenterebbero un colpo ferale per un settore già fortemente colpito dalla pandemia e oggi al centro di una profonda crisi.

Sotto accusa in particolare le disposizioni che prevedono la presenza di almeno due operatori food per area di servizio, il ritorno dei punti di ristoro “sottopensilina” gestiti dai distributori di carburante e, infine, l’introduzione di un meccanismo di calmieramento dei prezzi, che limita fortemente la libertà di impresa degli operatori, senza tener conto complessivamente delle specificità peculiari del settore della ristorazione in concessione.

“Ben venga una maggiore concorrenza ma questa deve generare una migliore qualità del servizio ai clienti che con l’attuale struttura dei costi di un punto ristoro non è possibile con un solo gestore, figuriamoci con due all’interno della stessa area di servizio”, aggiunge Biasoni. Che poi chiosa: “Riteniamo che queste disposizioni produrrebbero riflessi irreparabili sul mercato della ristorazione autostradale e quindi paradossalmente anche sulla stessa utenza che si pretendeva di tutelare”.

AIGRIM, associazione nata nel 2013 cui aderiscono 12 tra le più grandi imprese di ristorazione operanti in Italia, che raggruppano circa 50.000 dipendenti, contano su oltre 3 miliardi di ricavi e gestiscono più di 3.000 punti di ristoro in tutto il territorio nazionale, ha ufficialmente chiesto al Governo l’avvio di un confronto per individuare misure di intervento in grado di salvaguardare un settore che rappresenta uno dei principali biglietti da visita per il turismo enogastronomico nel nostro Paese soprattutto nel periodo estivo.

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